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Eppure,nella miseria si ballava sempre

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Dalla serie : “Come Eravamo”

Eppure,nella miseria,si ballava sempre!(prima degli anni 60).

Quante cose potrebbero insegnarci ancora le persone di una volta,le persone della generazione precedente alla nostra e, fortunatamente presenti ancora nella vita dei giorni nostri. Esse,ci accompagnano nel nostro cammino dispensandoci ancora consigli.
Noi,dovremmo ascoltare sempre più spesso i racconti della loro vita,delle loro esperienze,e farne tesoro nella misura che ognuno di noi riterrà più opportuno.Loro, saranno contenti di scaricare le loro pene passate,di trovare sempre qualcuno che li ascolti e che li faccia sentire ancora importanti.Stimolarli con domande discrete su esperienze passate,rassereneranno parte delle loro lunghe giornate facedole sentire più vive!
Se ascoltassimo di più queste”esperienze viventi”,potremmo riflettere con maggiore serenità sulle nostre apparenti difficoltà che la vita di oggi ci presenta e,semmai,potremmo poi esclamare:”Alla faccia…e allora ,loro, che dovevano dire?,che dovevano fare?” Ci accorgeremmo così,che le nostre difficoltà,pur se difficili,sono poca cosa rispetto a quelle affrontate dalle precedenti generazioni.Eppure per loro,tanti anni fa,ogni momento era buono per ballare! Beati loro! Oggi noi,prendiamo ogni cosa troppo sul serio,e questo,non ci aiuta ad essere sereni.
All’epoca,quando per lo più si viveva nelle campagne,quasi in ogni masseria era presente almeno un organetto(u ricanett).
Il più usato,perchè il più semplice, era “u ricanett” a 4 bassi,poi in successione di maggiore difficoltà a suonarlo, c’era “u ricanett” a 8 bassi,poi a 12 bassi,e fino a 24 bassi.L’organetto,accompagnava feste importanti come:matrimoni,fidanzamenti,e l’immancabile festa legata al giorno in cui le famiglie raponesi ammazzavano il maiale.Ogni altra occasione era buona per suonare e per ballare! A volte,bastava che una famiglia facesse visita ai vicini di casa,o di un’altra masseria,che facilmente poi si suonava e si ballava.In quelle occasioni soprattutto,oltre a suonare e ballare,veniva offerto agli ospiti il vino, che passava di mano in mano dentro un fiaschetto di legno(u fiaschiedd),di solito di due, ma anche di quattro litri,che tutti,uomini e donne,bevevano tenendolo in alto e senza far toccare con le labbra “u cannitt”,che era una piccola canna di circa 5 centimetri,posta al centro del”fiaschiedd”,e che serviva per veicolare meglio il vino.A quei tempi,i raponesi più bravi a suonare l’organetto erano:Giusepp r Pepp,e mio zio Vito Miele, fu Michele. Essi,suonavano per lo più ad orecchio,cioè senza una grande conoscenza delle note musicali.
A quei tempi,a Rapone, era presente anche la fisarmonica ,che veniva suonata dai raponesi Felice Schettino,poi emigrato oltre oceano, e in seguito,dal compianto sig.Pietro Luisi(u banditore).Essi,allietavano soprattutto le feste di matrimonio di allora,contribuendo quasi sempre a “risollevare la festa” con le loro tarantelle e le loro quadriglie tipicamente lucane e folcloristiche. Dico,”risollevare la festa”,nel senso che:le tavole di allora,non erano imbandite come quelle di adesso,i pranzi erano veramente poca cosa rispetto a quelli di adesso.Normalmente il primo piatto era solo pasta a mano,il secondo ed ultimo piatto,nella stragrande maggioranza era composto da:cotenna di maiale(cotica),verdura cotta,verze,cicorie,cavoli,e a volte,anche di una verdura selvatica che si chiamava”i suvun”.Poi in base alle condizioni economiche delle famiglie,si cucinava anche carne di agnello,bollito! In seguito, da fine anni 50 circa,con l’inizio del boom economico italiano,il”menù” si arricchì anche di carne e patate al forno! Oltre che di liquori colorati ,fatti a mano,e paste secche.Solo da inizio anni 60(più o meno) comparvero a Rapone i moderni pasticcini,solo che all’epoca erano molto più grandi.Ricordo che a Rapone il primo pasticcere si chiamava Nicola Repole,e la sua “vetrinetta” era posta a fianco della sua abitazione,al centro(quasi) di via Nino Bixo.Dopo di lui,l’attività si spostò e proseguì davanti alla chiesa madre, ad opera del compianto Nicola Lamorte(u Chianghier),che gestiva un forno con i genitori,e i sui dolci mi piacevano moltissimo!
IL matrimonio si concludeva quasi sempre sotto la casa degli sposi,con canti(sonetti) e serenate!
Quando, occasionalmente,per le strade di Rapone si risente quel suono allegro e gioioso di quell’organetto,risveglia in noi il ricordo di quei tempi passati,quando si lavorava e… anche a pancia vuota si ballava!
Come vorrei sentire più spesso per le nostre strade, quel suono allegro dell’organetto,testimone di tempi passati,dove non mancava mai “u fiaschiedd”,ma neanche “u ricanett!”
Gerardo Miele

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